“Francesco Penco? Di lui ricordo solo foto di gruppi scolastici”. Per quasi quattro generazioni a partire dal 1906, ogni scolaro di Trieste si è trovato davanti al suo obiettivo. Le stampe con il timbro a secco del fotografo che ritraggono le classi schierate si ritrovano in tutti gli album di famiglia della città. Un fotografo sicuramente capace dei primi del novecento, ma non abbastanza interessante per essere studiato dagli storici della fotografia.
Poi dopo più di 50 anni qualcosa cambia. Claudio Ernè, giornalista ed appassionato di fotografia, entra in possesso di una serie di lastre del fotografo, con soggetti molto diversi. Inizia una ricerca e poco dopo, prima a decine, poi a centinaia, dai cassetti, dalle soffitte, cominciano a riemergere album e fotografie sopravvissute alla dispersione dell’archivio del fotografo.
Vengono acquisite casse e casse di materiale, tra cui 68 rulli cinematografici inediti sempre dell’autore.
Riemerge a poco a poco la storia dimenticata di uno degli studi fotografici più importanti e noti del nord Adriatico. Comincia a ricomporsi il mosaico della sterminata attività di un fotografo, erede della tradizione dei grandi atelier, che ha “fermato” sulla superficie sensibile delle lastre e delle pellicole cinquant’anni di storia, dal 1902 al 1950.
Si scopre così che Francesco Penco è stato attento ed onesto reporter ante litteram dei 50 anni più drammatici del novecento. Quelli che hanno segnato la fine drammatica dell’egemonia politica ed economica del continente europeo sul mondo…
Giordano Bianchi, Martina Marafatto
Paola Sponda per Border Studio (Italia)
Documentario
In sviluppo
Fondo Regionale per l'Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia